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Far Out
( 2014 )


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zuretti 01 (14K)Mandolin’ Brothers
Pavia / Spazio Musica











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25/01/2014
di Gianni Zuretti







Mandolin’ Brothers, Far Out, 35 anni on the road e non dimostrarli.

Era nell’aria che avremmo assistito all’evento e così è stato, a cominciare dall’affluenza, eravamo al limite della compenetrazione dei corpi, posti liberi solo aggrappati all’insegna dell’uscita di sicurezza! c’eravamo proprio tutti (tranne lo spazio)  a Spazio Musica di Pavia (uno dei templi storici della musica nel nord Italia, da custodire gelosamente) ed anche questa è stata la cosa gratificante, rivedere amici giornalisti, musicisti, fotografi, appassionati che non si incontravano da tempo il tutto in un clima di festa: stiamo parlando ovviamente del concerto di presentazione  del nuovo attesissimo album "Far Out”  dei Mandolin’ Brothers, la band Pavese che segna trentacinque anni di attività e che ormai è diventata un punto insostituibile di riferimento del genere Americana in Italia ma anche con riconoscimenti importanti oltre Oceano.

Jimmy Ragazzon e Paolo Canevari, "i fondatori” dei Mandolin’, hanno saputo nel corso dei decenni, con pazienza, alimentata da una non comune pervicacia, superare i tanti momenti difficili, che purtroppo spesso rendono il percorso in musica nel nostro paese una impossibile corsa ad ostacoli, lo hanno fatto con dignità, supportati dalla passione, hanno nel tempo coinvolto nuovi musicisti, scelti accuratamente per bravura ma anche e soprattutto per umanità, dedizione, "senso di appartenenza", ecco allora che gli ingressi, in diluita successione temporale, di Joe Barreca al basso, Daniele Negro drums (sezione ritmica davvero d’eccellenza) Marco Rovino mandolino, elettrica,  e voce, Riccardo Maccabruni  alle tastiere, fisarmonica e voce, (entram bi anche nella line up del side project Folks Wagon), fanno di questa band un insieme di tessere che si incastrano da sole, in perfetta armonia, come dice Zambo, con un complimento importante ma meritatissimo, sono la The Band italiana, infatti, l’approccio di Jimmy, sensibile musicista e fine letterato, insieme ai compagni vede un approccio colto alla musica, che scava profondamente nel solco della tradizione musicale e letteraria americana, ciò si respira incondizionatamente in ogni brano, le citazioni della storia della musica americana sono infinite ma fatte con autorevolezza, disinvolta autonomia e personalità. The Band, Little Feat, Bob Dylan, Steve Earle, Marshall Tucker Band, e persino Doobie Brothers scorrono nelle loro vene per realizzare un blend di country folk rock che, corroborato dalla inconfondibile voce di Jimmy, diventa un marchio di fabbrica a prova dell’unicità della loro proposta.

Finalmente (sempre troppo tardi per la mia età) la serata prende il volo e sul palco ritroviamo un pezzo di storia del giornalismo musicale e letterario italiano, insieme salgono Mauro Zambellini e Marco Denti che dovrebbero dissertare sul libro di Zambo, Love and Emotion, la biografia su Willy DeVille (unica al mondo), ma Mauro, in grande serata (nonostante il periodo difficile dell’Inter), è un fiume in piena e prende in mano la cloche e, mandando il secondo autorevole pilota a servire le bibite, decolla da solo portandoci a volo d’uccello sulle orme del songwriter del Connecticut attraverso il racconto delle città e i fatti della vita di DeVille, tra NYC, il Chelsea Hotel, il Bayou, Parigi; sono stati venti minuti intensi di storie, aneddoti, citazioni che hanno incantato il pubblico che ascoltava a orecchie sgranate in rigoroso silenzio. Se l’editore fosse accorto questo libro lo tradurrebbe in inglese, per un successo internazionale assicurato, ma, come mi ha commentato qualcuno, forse mi sono avvalso di un ossimoro troppo diffuso in Italia.

Ma ecco i Mandolin’ , erano impazienti di dar fuoco alle polveri, Jimmy sgommava teso come una corda di violino (da buon perfezionista che non ama lasciare nulla al caso), e come un cavallo di razza con gli zoccoli  grattava il palco  finché sono  partiti eseguendo i brani nell’ordine preciso del disco. Da questo punto, a parte un’armonica sbagliata impugnata ma con mirabile puntiglio si ha ordinato la ripetizione del brano con l’intonazione giusta, è stato un crescendo di energia, emozioni, e tanta bella musica. Non era semplice replicare perché, come giustamente mi segnalava Ragazzon prima del concerto,il disco  è stato realizzato con  ospiti, Jono Manson (che l’ha prodotto e mixato), Cindy Cashdollar, John Popper, Eddie Abbiati, che hanno dato la loro zampata ognuno in un brano, poi l`album è stato rimixato  per cui bisognava riprodurre quelle atmosfere frutto anche di contributi diversi, ma direi che la scommessa è stata vinta grazie all’intenso  lavoro di preparazione del live set da parte di tutti i musicisti che sul palco hanno fatto scintille, per non parlare del set finale con tanto di quartetto di fiati, tanto inatteso quanto emozionate, che ha segnato alcune canzoni e ci ha scaraventato, grazie ad una Like a Rolling Stone dal sapore Stax, in un mondo a noi caro. La voce di Jimmy dicevamo è distintiva, Dylaniata e abrasiva  quanto basta, in grado di abbarbicarsi  con autorevolezza sulle sonorità molto roots and roll delle canzoni che spaziano attraverso i generi. "Escono” le canzoni, i Mandolin’ compongono spesso a quattro mani e il contributo di Rovini e di Maccabruni sono preziosi ad integrare la sapiente e primaria scrittura di Ragazzon.

E’ un live che coinvolge, trasmette energia alla Little Feat, ma anche "la proverbiale malinconia di The Band che viene resa benissimo nella cover preziosa di Ain’t No More Cane ,  Macca tuttofare con i tasti  è evocativo (alla voce nella belle  "sue” Someone Else e My Last Day),  Canevari incessantemente pennella la slide e l’elettrica in modo esemplare, Rovini è cavallo di razza e dà un contributo importante alla voce e alle corde e la sezione ritmica stantuffa e produce ritmo e spinge da dietro i solisti che operano con semplicità ma grande  efficacia senza mai cedere a parti di autocompiacimento. Tra gli ospiti del disco salgono Stefano Bertolotti ai tamburi in Bad Livers Blues e Eddie Abbiati che dà la sua voce, anch’essa come quella di Jimmy è un marchio di fabbrica, in Black Oil, la canzone più impegnata del disco con i suoi strali ecologisti. Vengono ripresi brani dai precedenti lavori che fanno tutt’uno con Far Out, album voluto, atteso e riuscito. Poi il gran finale con i fantastici TPN Horn Section e davvero sul palco non è possibile metterci uno spillo e in sala la felicità e l’energia toccano le stelle con l’arrivo della citata innovativa versione di Like a Rolling Stone. Entusiasmanti.

Grazie Mandolin’, grazie Spazio, grazie a tutti e non è che l’inizio del tour che vedrà in alcune date la "lussuosa” presenza di Jono Manson. Corre l’obbligo di un grazie particolare ai fotografi che ormai fanno parte integrante di questa "movida americana”, una grande famiglia che spazia da Cantù a Pavia, da Milano a Legnano, loro ci lasciano ricordi indelebili delle serate con  splendide fotografie; grazie  Renato Cifarelli, Federico Sponza e, last but not least, l’archicuoca Elena Barusco.

Scaletta:

FREAK OUT TRAIN

COME ON LINDA

SOMEONE ELSE

CIRCUS

NIGHTMARE IN ALAMO

ASK THE DEVIL

SORRY IF

AIN&rsqo;T NO MORE CANE  (The Band)

HOLD ME

MIDNITE PLANE

SCARLET

STILL GOT DREAMS

 

BAD LIVER BLUES (con Stefano Bertolotti)

SHORT LONG STORY

LOTUS EATERS

BLACK OIL (con Edward Abbiati)

MY LAST DAY

HEY SENORITA (con TPN Horn Section)

A MEDIUM BLUES  (con TPN Horn Section)

bis:

LIKE A ROLLING STONE (con TPN Horn Section)



Blues in Italy - Marzo 2014

Blues-in-Italy--2014-Cover (33K)
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Gennaio 2014

Busca Cover Far Out  Jan 2014 (518K)

far-out-busca-02 (83K)
far-out-busca-03 (140K)



Tratto dal sito Roots Highway     
La recensione del giorno
Made in Italy  cose di casa nostra
Far Out Roots Highway (62K) Mandolin’ Brothers
Far Out
[Ultrasound/ IRD 2014]

www.mandolinbrothersband.com

File Under: roots rock
di Fabio Cerbone (17/01/2014)
Roots Highway Rh 2014 (2K)


La vivace copertina, così come la grafica dagli accenti psichedelici che evoca lontane stagioni, dovrebbero riflettere una precisa intenzione, rispecchiata poi nella musica, ma forse quello che più conta è il titolo, Far Out: il magic trip dei Mandolin’ Brothers, traslando più o meno dallo slang inglese, è davvero sorprendente e arriva lontano, soprattutto se si pensa alla crescita esponenziale della band pavese nel passaggio dal gia ottimo Still Got Dreams alla breve parentesi americana di Moon Road (un ep registrato sulla strada per il Texas), per approdare oggi a quello che è indiscutibilmente il loro personale capolavoro. Far Out non è solo la dimostrazione che l’amalgama a sei con gli innesti di Riccardo Maccabruni e Marco Rovino (entrambi animatori anche del progetto Folk’s Wagon) ha raggiunto oggi un perfetto equilibrio nel songwriting (cantano e compongono in tre, con la direzione del fondatore storico Jimmy Ragazzon), ma anche un punto di arrivo per l’intera, agguerrita scena roots rock italiana, la cui costante maturazione abbiamo potuto seguire passo dopo passo in queste stagioni.

Ci è voluto anche il contributo di Jono Manson, produttore guida e musicista aggiunto in Far Out, con tutta la sua sensibilità, da scafato rocker, per esprimere questo salto di qualità nei suoni, ma in fondo tutte le carte vincenti i Mandolin’ Brothers le avevano già in mano da una vita: trent’anni e più di attività, spesi con entusiasmo e con l’idea di fare dischi solo quando c’è qualcosa di veramente importante da dire. Ora raccolgono i frutti (anche grazie ad una oculata campagna di crowfunding) e dalla saggia accortezza di Jimmy Ragazzon e Paolo Canevari (una slide guitar che parla da sola, la sua), timonieri della band testardi e appassionati, alla freschezza compositiva dei citati Maccabruni (organi hammond, fisarmoniche e pianoforti con un gusto melodico ineccepibile) e Rovino (le migliori chitarre dalla fragranze southern roots che si possano trovare in circolazione), si crea un cortocircuito che non cede di un centimetro lungo i tredici episodi dell’album.

Dal timbro New Orleans che fu dei Little Feat al juke box rock’n’roll senza tempo dei Creedence, dagli Stones più campagnoli dei primi settanta alle jam sudiste dei fratelli Allman, Far Out è un perfetto bignami del rock delle radici e il fatto che uno dei prodotti migliori del genere ascoltati in questi mesi arrivi dalla provincia pavese dovrebbe ormai essere soltanto un dettaglio: Freak Out Train sussulta tra un piano da barrelhouse e qualche localaccio della Lousiana; Come On Linda, firmata e cantata in coppia da Ragazzon e Rovino, è il singolo roots rock ideale, elettrica e stradaiola nell’anima; Someone Else introduce la semplicità, melodica e lirica di Riccardo Maccabruni, scivolando leggera sulle note di una luminosa ballata southern; in Circus arriva la chitarra weissenborn dell’ospite Cindy Cashdollar e una fisarmonica avvolge il canto rude e bluesy di Jimmy Ragazzon in una malinconica atmosfera, acustica e rurale. Quattro brani e abbiamo già attraversato uno spettro abbondante dei linguaggi del american music, con una padronanza impeccabile degli stili e della sfumature che occorrono per passare dal semplice ruolo di imitatori a quello di autentici interpreti.

Il resto viene da sè ed è tutto in discesa, senza intoppi: la matrice dylaniana, mai rinnegata dalle composizioni di Ragazzon, esplode nella cruda cronaca di Nightmare in Alamo, epica e western al primo istante, mentre Ask the Devil cala nelle paludi del Mississippi e scaglia una freccia delta blues avvelenata, facendo bella coppia con la pungente ironia di Bad Liver, cronaca disincantata di qualche vizio di troppo. I suoni pastosi offerti dalla regia di Jono Manson sono la chiave per conservare le qualità dal vivo dei Mandolin’ Brothers, che in Short Long Story e Lotus Eaters tornano sulle strade del country rock affrontato direttamente alla fonte nell’ep Moon Road, mentre i piccoli camei (tra gli altri l’armonica inconfondibile di John Popper dei Blues Traveler, che furoreggia nel divertente rock’n’roll di Sorry If, ed Edward Abbiati dei Lowlands, che presta la voce in una sensibile ed ecologista Black Oil, tono southern roots che fu del migliore Levon Helm, sono solamente la cigliegina sulla torta. Giù il sipario con un dolce passo di walzer accennato sul confine messicano: mancava soltanto l’orchestrina di Hey Senorita, colorita sezione fiati nel finale, per chiudere lo spettro delle mille influenze e suggestioni contenute in Far Out.

L’approdo naturale per i Mandolin’ Brothers e le loro passioni, un altro esempio di vivacità per il sottobosco Americana che anima la penisola.





Marzo 2014

www.blogfoolk.com

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venerdì 20 dicembre 2013 www.littleitalyrock.blogspot.com

LAST MINUTE: Paolo Bonfanti e Mandolin’ Brothers

Non è detto che chi arriva tardi si deve accontentare con quello che trova, puo capitare che l’ultimo minuto sia migliore del resto dell'ora o addirittura dell'intero anno. Senza togliere nulla agli ottimi dischi di rock italiano non cantato in italiano usciti precedentemente in questo 2013 e mi riferisco a Temporary Happiness degli W.I.N.D, The Roadkill Songs dei Mojo Filter, Happy Island di Hernandez & Sampedro, Wake Up Nation di Daniele Tenca, Pontchartrain di Cesare Carugi, Black Strawberry Mama dei Nandha Blues, Lost for Rock n' Roll di Luca Milani, tutti lavori che non soffrono il confronto internazionale, mi va di segnalare due dischi arrivati in  zona Cesarini assolutamente da non trascurare. Il primo, Exile on Backstreets di Paolo Bonfanti e uscito poco piu di un mese fa, il secondo, Far Out dei Mandolin' Brothers  addirittura  non e ancora uscito ufficialmente e sara disponibile nei negozi dall’11 gennaio 2014 e presentato live allo Spazio Musica di Pavia il 25 gennaio, appuntamento da non perdere.

Far Our Cd  Cover Zambos Place (67K)


Dall'Oltrepo Pavese arrivano i Mandolin' Brothers anche loro "del mestiere" visto che l'esordio risale al 1979, quando erano semplicemente un duo di country-blues con Jimmy Ragazzon, voce, armonica, chitarra acustica e Paolo Canevari, chitarre e National steel. Dall'inizio degli anni novanta la line up si e allargata e adesso i Mandolin' Brothers  sono in sei, una vera roots band con chitarre, sezione ritmica (Joe Barreca e Daniele Negro), mandolino (Marco Rovino), tastiere e fisarmonica (Riccardo Maccabruni),oltre ai due originari fondatori. Nel loro curriculum  c'e' la partecipazione  al Blues Challenge di Memphis e concerti  in Florida ma e' nei festival nazionali che il loro set e' diventato sinonimo di allegria, energia, buona musica, dove rigore e fantasia vanno a braccetto e loro dimostrano una ottima conoscenza dell'american music. Il debutto discografico e avvenuto con For Real  ma la maturita l'hanno raggiunta  nel 2008 con Still Got Dreams, a cui e seguito 30 Lives!  e Moon Road , sorta di diario di viaggio musicale, registrato ad Austin con la produzione di Mel Bregante. Il nuovissimo Far Out, realizzato grazie al crowdfounding di amici ed estimatori,  e un po' la summa delle varie facce espresse dai Mandolin' Brothers nella loro avventura, una solida piattaforma di roots-rock venato di blues su cui la band inventa  le diverse soluzioni, dalle ballate rock come Come On Linda e Nightmare In Alamo, gran pezzo, con  un ottimo dualismo chitarre-tastiere al fosco voodoo blues di Ask The Devil, dal romantico mainstream rock (la splendida My Last Day) al valzer messicano intrecciato col jazz di New Orleans  di Hey Senorita.  Dispongono di un team di autori intercambiabile, Ragazzon, Maccabruni e Rovino, il che consente varieta e brio,  la solidita chitarristica friziona in modo positivo con la voce malinconica e nasale e l'armonica di Jimmy Ragazzon ( tra Dylan e l'epica western) mentre il mandolino e la fisarmonica  portano a galla l'America profonda che pulsa nei loro cuori e pianoforte e organo pensano ad amalgamare il tutto come hanno insegnato all'Universita di Memphis. Il sound dei Mandolin' Brothers e antico e moderno al tempo stesso, e non sfuggono i riferimenti al groove rock delle jam band, Someone Else occhieggia ai Doobie Bros., da qualche altra parte si sente odore di Little Feat, Short Long Story si dibatte tra accelerazioni e rallenty, Lotus Eaters e' California ariosa e solare e Sorry If sta tra Pogues e Blues Traveller  con la pindarica armonica di John Popper in azione. La brava Cindy Cashdollar mette invece la sua Weissenborn guitar al servizio del dolente Delta blues di Circus mentre Jono Manson e un po' dappertutto, produzione compresa. Un plauso ai testi,  in Black Oil si parla di disastri ambientali e profitti delle compagnie petrolifere, in Bad Liver Blues, Jimmy Ragazzon  ci racconta con coraggio del suo fegato. Veri e autentici, non c'e' che dire, anche se nati nel pavese e non sulle strade che dal Mississippi corrono verso la Louisiana, Far Out e frizzante come un prosecco dell'Oltrepo. Ottime le foto e la grafica di copertina, molto Grateful Dead.


MAURO ZAMBELLINI



Cheapo
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Recensione del 23/03/2014

cheapo cd cover (41K)

La svolta per la cover band di Jimmy Ragazzon e Paolo Canevari arriva negli anni ’90 quando entrano in gioco fisarmonica, pianoforte e il mandolino, la band pavese si butta a capofitto nelle visioni melodiche tra il Texas e il Messico, anche a costo di perdercisi, ma dando anima ai Mandolin’ Brothers. Far Out con la produzione di Jono Manson (anche alla chitarra), e ospiti illustri (John Popper (Blues Travelers) Ed Abbiati (Lowlands) ed altri amici), è il disco più ricco e anche più bello dei Mandolin’ Brothers "Siamo più lontani dal nostro stile solito, ma la nostra intenzione, quando abbiamo scelto il titolo ’Far out’ era recuperare il suo significato positivo di fronte ad una cosa bella: ’far out’ era un modo di dire del movimento flower power, di fronte a una cosa che t’incantava. E questa idea si ritrova anche nella copertina dell’album, dai toni psichedelici".

Freak Out Train lo sbilancia verso il Sud degli States e qui risiede la sua forza, convincono nel rock rustico di Come On Linda e Someone Else e lo fanno grazie all’energia che mettono in campo, slide guitar, armonica e l’organo entrano ed escono dai quei bordi o dai limiti di una scena cantautorale a stelle e strisce nella genesi delle forme acustiche di Circus. I Mandolin’ Brothers le manipolano, le lavorano in Short Long Story e le lasciano lavorare dal rock in Nightmare In Alamo, Ask The Devil e Sorry If, in un coinvolgimento talmente intenso da lasciare su Far Out un segno profondo. Un giro continuo, dal Texas che si muove sinuoso e sottotesto per buona parte di Lotus Eaters, My Last Day, prima di esplodere al confine Messicano in tutta la sua evidenza in Black Oil, e tira dritto verso quella sorta di viscoso impasto di New Orleans con la pianistica Hey Senorita con nel mezzo la bluesy ballad di Bad Liver Blues, composto dalla traslucida e vaga malinconia che si affaccia sul Mississippi. I Mandolin’ Brothers ne varcano la porta ma Far Out non s’inceppa. Il sogno continua.



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Discoclub:
passione musica
discoclub.myblog.it Posted on
22 gennaio 2014


Tra I Primi "Italiani Per Caso", Sempre Più "Americani", Per Scelta E Sempre Più Bravi! Mandolin’ Brothers - Far Out

Far Our Cover Front Recensioni (53K)

Mandolin’ Brothers "Far Out" Ultra Sound Records/IRD e download  digitale

"Scusate il ritardo", come disse qualcuno, ma prima era troppo presto per farla, poi travolto dagli eventi e da una salute negli ultimi tempi non fantastica (niente di grave), mi ritrovo ad arrivare quasi buon ultimo a fare la recensione per questo Far Out dei Mandolin’ Brothers, che anche se fatta con ritardo non inficia certo la qualità del disco, rimane sempre un grande album e, in ogni caso, questo sabato, il 25 gennaio, ci sarà pure il concerto di presentazione ufficiale in quel di Pavia a Spazio Musica, praticamente esaurito mi dice il buon Jimmy (anche se perplesso per il ritardo di chi scrive, nella foto qui sotto, riciclata da altri vecchi Post) www.youtube.com .



discoclub 2014 pic 01 (7K)

Il titolo della recensione fa riferimento ad un modo di dire che ho coniato per quelle band, italiche di natali, ma "americane" nel cuore e nella musica, che agiscono in Italia, ed in particolare nella zona di Pavia e dintorni, dove evidentemente si respira l’aria (virtuale) del Texas o del Tennessee, per citare due stati molto musicali degli USA, ma non ci sono, purtroppo, le stesse temperature. Fortunatamente le brume e le nebbie delle bassa Padana non hanno "nascosto" l’ispirazione di Jimmy Ragazzon e soci, che per l’occasione sfornano un disco tutto scritto da loro: come direbbe Mourinho, Zero Covers! E che disco! Almeno il produttore è americano, Jono Manson, anche se quasi naturalizzato italiano, mentre gli ospiti vengono da entrambe le rive del Po. Qualcuno da molto lontano, tipo Cindy Cashdollar e John Popper, oltre al citato Jono, altri vengono da appena girato l’angolo, Edward Abbiati e altri che vi citerò nei vari brani, perchè, visto il ritardo, cosa ti ho pensato? Almeno una bella recensione track-by-track, come si usa(va) per gli album "importanti", nelle riviste musicali serie!

discoclub 2014 pic02 (10K)discoclub 2014 pic03 (6K)

Come dite? Non è una rivista, va beh che pignoli, un Blog musicale, che una volta era anche un negozio, comunque partiamo! Anche se non paga più come una volta, hanno fatto tredici (brani), spero per loro che rendano abbastanza, in termini di vendite. Una ultima cosa prima di esaminare i brani: ma "Far Out" sta per Fantastico, Distante o "Fuori"? La traduzione dal dizionario è corretta per tutti e tre, ma temo che bisogni essere, per fortuna, un pò fuori, per fare un disco così nel 2014, e in Italia, bravi ragazzi (anche questo è un complimento, ragazzi, una volta, forse agli inizi, 30 e passa anni fa!). E per citare un altro che veniva più o meno da quelle parti, il Giuanin Brera, il disco ha fatto, o così sembra a chi scrive, un salto sesquipedale di qualità rispetto agli album del passato, che pure non erano certo brutti.

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I Little Feat, ci piacciono ( a noi e a loro) e "New Paveans", Louisiana, una strana località tra la bassa e la Crescent City, pure: unendo le due cose otteniamo la traccia di apertura, una Freak Out Trains che profuma anche di Sud degli Stati Uniti in generale, pianino barrelhouse, qualche inflessione dylaniana nel cantato e in un breve intervento di armonica, pedal e lap steel a dare pure una "idea" di western swing, e tutto in un solo pezzo, bella partenza.

discoclub 2014 pic05 (4K)

Per Come On Linda scomodiamo il vecchio Steve Earle di Copperhead Road, quello roots e stradaiolo degli inizi, ma anche rocker intemerato, una ballata di quelle con chitarre, chitarre e ancora chitarre, a manetta, ma anche armonica, organo e un bel duetto tra il signor Jimmy Ragazzon (che firma il pezzo con Marco Rovino, uno dei due chitarristi e titolare del mandolino della ragione sociale del gruppo) e Jono Manson, che si scambiano versi e cantano all’unisono nel coro www.youtube.com . Le citazioni di nomi e possibili riferimenti non sono ovviamente "diminutive", ma servono per inquadrare la musica, che essendo profondamente americana ed internazionale, per una volta non si può confrontare con De Andrè, Fossati, Battisti o altri italiani, anche bravi, ma ha termini di paragone, assolutamente positivi, con quello che arriva da oltreoceano, per una volta tanto.

discoclub 2014 pic06 (10K)

Someone Else è di Riccardo Maccabruni, che se la scrive, se la canta e se la suona, con tante tastiere, piano e organo, che neanche Ian McLagan dei tempi d’oro dei Faces (a proposito tornano insieme il prossimo anno), ma anche la slide di Paolo Canevari in bella evidenza, una sezione ritmica pimpante (Joe Barreca al basso e Daniele Negro alla batteria) e ben definita nei suoni della produzione di Manson. Un bel rock dal sud (di Londra) da dove venivano i Faces, che però due o tre cose sul R&R le sapevano (vero Black Crowes?).

discoclub 2014 pic07 (12K)

Circus è il brano dove appare la brava Cindy Cashdollar alla Weissenborn guitar (l’unico pezzo, evidentemente non avevano i soldi per far durare il soggiorno di più), un ballatone d’atmosfera, forse il più vicino alle sonorità di Still Got Dreams, con uso di fisarmonica (Maccabruni), le solite chitarre a strati, acustiche ed elettriche, un dobro o una national (?). Vi ho mai detto quanto canta bene Jimmy? No. Allora ve lo dico.

discoclub 2014 pic08 (48K)

Nightmare In Alamo, ovviamente come titolo fa più scena che incubo a Belgioioso! E già quello è un bel partire, se poi il brano è un western rock di quelli cattivi con una storia tra l’epico e il noir, con delle chitarre "malignamente" insinuanti e un organo (hammond?) o almeno che ha un suono che solo l’hammond dovrebbe avere. Il crescendo è fantastico, dal vivo potrebbero farla durare all’infinito, un assolo dietro l’altro, quei quindici minuti, ma già questa versione di studio ha un suo perchè. Quello di regalarci della grande musica.

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Ask The Devil, firmata Rovino/Ragazzon è uno di quei blues che fa parte del loro DNA da illo tempore, Blues sì ma con tante sonorità rock, sottolineate dall’andatura ciondolante della batteria di Stefano Bortolotti, in prestito per questo brano, che si situa appunto in qualche "incrocio" tra blues e rock e un pizzico di gospel nei coretti finali con una voce femminile (Camilla Sernagiotto).

Sorry If è un altro rock and roll, di quelli duri e puri, cattivi, a grande velocità, con l’armonica inconfondibile di John Popper dei Blues Traveler, che viaggia come un rapido tra Bologna e Roma, o in qualche località percorsa dalle American Railroads, fate voi. Siccome c’erano poche chitarre anche Jono Manson aggiunge la sua elettrica per l’occasione. Se non fosse firmata Rovino/Maccabruni potrebbe essere qualche outtakes dai primi album dei Blues Traveler, quando tiravano come delle schegge!

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Bad Liver Blues, perchè le dodici battute piacciono sempre, è la storia di qualcuno che ha esagerato (ci sono sempre) e il fegato non l’ha presa bene. Il brano sta il grande Muddy e qualche oscuro vinile di Buddy Guy con Junior Wells, Charlie Musselwhite o James Cotton, quei bluesmen che piacciono a Jimmolo, che soffia nell’armonica quasi con goduria.

Short Long Story se non esistesse avrebbero dovuto inventarla, parte come una sorta di ballata con un chitarrone twangy e diventa un country-rock di quelli classici e ritorno, tra picchi e vallate sonore che i Mandolin’ avevano già frequentato nell’EP Moon Road. Anche questa dovrebbe fare sfracelli dal vivo.

E Lotus Eaters è un’altra faccia di questo country-rock molto anni ’70, quando formazioni come Amazing Rhythm Aces, ma anche gli stessi Little Feat o i migliori Commander Cody, per non parlare di Eagles, Poco, Flying Burrito Brothers, Ozark Mountain Daredevils e tantissimi altri, aggiungete a piacere, provvedevano a spargere il verbo di questo stile che prendeva il meglio dalla country music tradizionale e dal rock californiano.

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Black Oil se non l’hanno scritta Levon Helm o Robbie Robertson, e dai credits che riportano Rovino/Ragazzon non dovrebbe essere, non è quell’inedito miracolosamente sopravvissuto allo scorrere del tempo estratto dagli archivi della Band. Ma idealmente, al tempo stesso, lo è, con gli intrecci vocali di Jimmy, Marco e Riccardo, la voce aggiunta di Edward Abbiati, mandolini, fisarmoniche e quella aria da "grazie di tutto, Levon", in poco più di due minuti procede a dimostrare come si fa a scrivere una gran bella canzone e visto che anche il testo ha una sua ragione, nel libretto assai esauriente del CD, oltre al testo originale c’è anche la traduzione italiana.

My Last Day nuovamente scritta e cantata da Riccardo Maccabruni dimostra ulteriormente che i Mandolin’ Brothers continuano ad esplorare le possibilità di una formazione dove ci sono ben sei musicisti di talento e anche se spesso costa portarli in giro tutti insieme, quando si ritrovano in studio sono in grado di fare dei grandi dischi che dovrebbero essere recensiti anche sulle pagine di riviste come Mojo e Uncut, non perchè sono di moda o il fenomeno del momento, ma perchè sono veramente bravi.

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Hey Senorita, è un altro gioellino sonoro, con il suo tempo da valzerone rock, una slide insinuante e un pre-finale da mexican border, e un finalino da New Orleans Streets, dove arriva anche una sezione fiati che avrà alzato esponenzialmente il budget del disco. Ma per fare delle canzoni così belle, ancora firmata dei due R, Rovino e Ragazzon, il gioco vale assolutamente la candela (non so cosa volevo dire, ma la frase mi è venuta così e siccome ci stava bene l’ho lasciata). Se il crowfunding funziona e avete altre canzoni pronte, direi di insistere. Perfino Springsteen si è messo a fare quasi un disco all’anno.

Per concludere su un’aria di allegria "old school" (perchè in fondo non bisogna proprio prenderci troppo sul serio), che è quella che contraddistingue anche musicalmente questo ottimo album, come avrebbe detto Frate Antonino da Scasazza a Quelli della Notte del signor Alberi: "Non è bello ciò che è bello, ma che bello che bello che bello". Oppure ancora It’s Only Rock’n’Roll, Sono Solo Canzonette, Trattasi di canzonette. . . scegliete voi!

Bruno Conti




Il blog della
Vinyl Legacy Association

www.lateforthesky.org
MANDOLIN’ BOTHERS
F a r   O u t
di  Paolo Baiotti
Posted on
4 febbraio 2014


MANDOLIN’ BROTHERS

F a r   O u t

2013 Ultra Sound Records



Ho riascoltato For Real, esordio dei Mandolin’ Brothers, prima di Far Out e mi sono reso conto dei progressi di quella che ormai si può definire la migliore band texana casualmente proveniente dalla provincia pavese. La storia dei Mandolin è ultratrentennale: Jimmy Ragazzon (voce, armonica e chitarra acustica) e Paolo Canevari (chitarra elettrica e slide) esordiscono come duo acustico nel ’79. Due anni dopo nasce la prima formazione elettrica e solo nel duemila pubblicano For Real, dopo numerosi cambi nell’organico e uno spostamento graduale dal blues al roots rock. La loro produzione discografica è parca: Still Got Dreams del ’08 è un buon disco di americana nel quale si inseriscono alla perfezione le tastiere di Riccardo Maccabruni, nuovo acquisto insieme al basso di Joe Barreca che completa la sezione ritmica con lo storico batterista Daniele Negro. Due anni dopo realizzano il sogno americano registrando in studio ad Austin con Merel Bregante, Sarah Pierce e Cindy Cashdollar e suonando nei club del sud con ottimi riscontri. Il risultato è Moon Road, un doppio che comprende un mini album con sei tracce e un dvd con le immagini del tour e delle registrazioni. Le celebrazioni continuano con 30 Lives!, eccellente disco registrato dal vivo nello storico locale pavese Spazio Musica con alcune covers che riassumono le influenze del gruppo (Little Feat, Ry Cooder, Steve Earle, il blues, David Crosby). Ma ora con Far Out mi sembra che i Mandolin’ abbiano cambiato marcia. Finanziato anche da uno zoccolo duro di appassionati con un riuscito crowdfunding e registrato negli studi Ultra Sound e Raw Wine nel pavese, mixato e prodotto da Jono Manson con il quale hanno condiviso il palco più volte in passato, il disco ha un suono, una forza e una compattezza sorprendenti, degne delle migliori produzioni di americana. La ritmata Freak Out Train apre il dischetto sulle tracce di John Fogerty e Bruce Springsteen, giovandosi dell’amalgama tra la slide di Canevari e il piano barrelhouse di Maccabruni. Il coinvolgimento di tre autori e cantanti (Ragazzon, Maccabruni e il nuovo acquisto Rovino) contribuisce alla varietà della scrittura e delle atmosfere. Come On Linda, scritta e cantata da Ragazzon e Rovino, ha un andamento trascinante e una melodia che conquista, mentre la pianistica Someone Else di Maccabruni non mi convince vocalmente, ma è arricchita da una chitarra incisiva. Nella melanconica ballata Circus spicca la Weissenborn guitar di Cindy Cashdollar, ospite del disco unitamente a John Popper, riconoscibile all’istante con la sua armonica nella trascinante Sorry If. Non mancano un paio di tracce blues, l’aspra Ask The Devil e l’essenziale Bad Liver Blues con l’armonica di Ragazzon in primo piano. Ogni brano è degno di menzione, dall’evocativa Nightmare In Alamo al fluido country rock Lotus Eaters, dall’intensa Short Long Story all’atto di accusa di Black Oil che ospita la voce di Ed Abbiati dei Lowlands. Il disco è chiuso dalla ballata My Last Day e da Hey Senorita, delizioso quadretto tra New Orleans e Messico, conferma delle molteplici influenze del gruppo e delle capacità non indifferenti di esprimersi in stili diversi, ma complementari. Il cd è reperibile sul sito www.ultrasoundrecords.it.




highwayitaly.blogspot.it
venerdì 24 gennaio 2014
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Mandolin’ Brothers
Far Our Cover Front Recensioni (53K)

Si può spiegare Far Out dei Mandolin’
Brothers con un concetto semplice,
essenziale, elementare, diretto: rock’n’roll al
suo meglio. Dove abitano o che idioma
parlano quando non cantano rimane un
fattore abbastanza trascurabile, a questo
punto: i Mandolin’ Brothers, qui coadiuvati
con grande discrezione e assoluta dedizione
alla causa da Jono Manson, dimostrano con
Far Out di padroneggiare la lingua del
rock’n’roll con tutta quella naturalezza che

viene da un’insolita e instabile quel tanto che basta miscela di esperienza e istinto. Del primo ingrediente di questa gioiosa nitroglicerina, i Mandolin’ Brothers ne hanno in abbondanza, essendo sulla strada da oltre trent’anni. Del secondo, sono ancora così appassionati, e in Far Out a tratti si sente persino a livello epidermico, da essersi lasciati alle spalle, senza troppe esitazioni, anche un disco (splendido) come Still Got Dreams. Con Far Out, e lo dice il titolo stesso, si sono allontanati da casa, parecchio, e in effetti la confluenza di intenzioni tra Mandolin’ Brothers e Jono Manson ha prodotto qualcosa di diverso, rivelando un’elasticità e una visione, in prospettiva, del tutto inedite. I capolavori sono altri, d’accordo e nessuno in questa sede ha intenzione di contraddire i giudici, i critici e le enciclopedie. I Mandolin’ Brothers (e Jono Manson, che abbiamo adottato) vivono il rock’n’roll in un altro modo, che poi è quello giusto. Con un riff in più e il volume leggermente alticcio, che è poi il senso giusto con cui accostarsi a Far Out. (Eddie Spinazzi)



www.ilpopolodelblues.com

Il-Popolo-Del-Blues-03-2014 (149K)


febbraio 2014

Rockerilla-2-2014-Cover (43K)

Rockerilla-02-2014 (72K)


mia pavia.it
Articolo n. 12148 del 24 gennaio 2014

Far Out

far out mia pv 2014 (44K)



Dopo For Real, Still Got Dreams, 30 Lives! e Moon Road (registrato ad Austin con la produzione di Mel Bregante), il nuovo Far Out, realizzato grazie al crowdfounding di amici e fan, è un po’ la summa delle varie espressioni musicali dei Mandolin' Brothers.

Questo nuovo album nasce dall’incontro e collaborazione con Jono Manson che, oltre a suonare nell’album, ne ha anche curato la produzione, e già questo dovrebbe farvi raddrizzare le orecchie: perché mai un americano di successo dovrebbe interessarsi a tal punto di un gruppo dell’Oltrepò Pavese da curarne la produzione, se non fosse più che convinto della validità della proposta?

Il disco vede la partecipazione di altri ospiti illustri quali Cindy Cashdollar (Bob Dylan, Van Morrison, Rod Stewart ecc.), John Popper (Blues Travelers), Edward Abbiati (Lowlands) Stefano Bertolotti (Chemako) la TPN Horn Section (Andres Villani, Max Paganin, Claudio Perelli e Marco Grignani).

13 brani originali, composti dai vari membri della band, costituiscono l’ossatura di un disco che un po’ “chiude il cerchio” di un’avventura musicale che dura da 35 anni.
Il rock, nelle sue varie accezioni, torna a galla prepotentemente, senza compromessi o timori di commistione di generi; non è più solo roots music, country o altro ancora: è semplicemente rock, puro come sgorga dalla sorgente dell’anima di questi sei musicisti che passano tranquillamente da sonorità che ricordano i Doobie Brothers, i Little Feat, ai Los Lobos (Hey Senorita), a Dr. John, agli Eagles, ai Pogues o persino agli storici Lovin’ Spoonful.

Anche i testi cambiano e Jimmy arriva a raccontarci del suo fegato (Bad Liver Blues), mentre Rovino (in Black Oil) affronta con parole dure il tema dell’ecologia disattesa. La mia preferita? La splendida e toccante ballata Circus!

Un plauso speciale va alla copertina, fulgido esempio di grafica westcostiana del periodo lisergico. Mai copertina italiana ha raggiunto un tal grado di perfezione e sincronia con il contenuto del disco.
Bel colpo, ragazzi! Complimenti!


Furio Sollazzi

Pavia, 24 gennaio 2014




D i c e m b r e  2 0 1 3

by Cindy Cashdollar


What a great CD; love the tunes and variety, was happy to be part of the party!
Cool packaging/art work/ poster too...looks like you’re all set for the New Year.
Hope all of you are proud & happy with the end result.

Cindy Cashdollar






G e n n a i o  2 0 1 4

by Claudio Giuliani


Un fraterno abbraccio ai Mandolini. . .
Complimenti per il disco:
Un album ruspante, per certi versi brillante e dinamico, frizzante e gustosamente sapido. Un disco capace di setacciare preziose pepite sfaccettate, tra la ghiaia della postulante produzione italica. Jimmy, Macca & Co. hanno saputo far detonare l’etica rock, mentre Jono Manson, da buon sarto, ha cucito l’orlo di un vessillo sgargiante, disegnato da questa masnada di contrabbandieri roots.

Hasta Bien Compadres





G e n n a i o  2 0 1 4

by Paolo Bonfanti


...gran bel lavoretto, gente...anche se a Jimmy gli avete fato venire il fegato cattivo...
Un abbraccio e in bocca al lupo per sabato!